Una missione compiuta
Si conclude una delle esperienze più significative della Mariapoli Foco: la presenza delle scuole di formazione dei focolarini e delle focolarine. Sono stati 42 anni in cui 2601 giovani uomini e donne da tutte le parti del mondo (l’autore di questo testo compreso) sono venuti in questa Cittadella, sita a Montet (Svizzera), per il loro secondo anno di formazione di laici consacrati del Movimento dei Focolari. Proprio per questo scopo era nata!
“Non è che la scuola si chiude”, spiega Riam Gonçalves, portoghese, incaricata della formazione delle focolarine. Le cause sono varie, tra cui il calo numerico dei giovani interessati alla vocazione – fenomeno comune in vari settori della Chiesa Cattolica – e la difficoltà di trovare delle risorse umane e finanziarie che permettano il buon funzionamento della scuola.
Infatti, nel processo di riorganizzazione della formazione dei focolarini a livello globale, si prevede che le tappe che finora sono state fatte nelle cittadelle di Loppiano (Italia) e Montet (Svizzera) si concentrino solamente nella prima. Una decisione basata su diversi fattori, maturata insieme al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari. Come sottolinea l’incaricato della formazione dei focolarini, Luca de Meo, italiano: “la formazione dei focolarini e delle focolarine andrà avanti in altre forme e luoghi”.
“In questi 40 anni, a Montet è stato fatto un lavoro valido a livello formativo”, racconta Luca de Meo. Un’impressione che è sempre viva nei ricordi di chi l’ha vissuto. Ad alcuni cittadini della Mariapoli Foco che hanno partecipato alle scuole di formazione nella cittadella, abbiamo chiesto cosa è rimasto di più importante di quel periodo della loro vita.
Prima del loro contributo, però, riprendiamo alcuni brani di un’intervista a Jesús Morán, attuale co-presidente del Movimento dei Focolari. Lui faceva parte del primissimo gruppo di 28 focolarini arrivati nel 1981: in quel momento stavano finendo il secondo anno della scuola a Loppiano. Le loro lezioni erano già terminate e a Montet c’era bisogno di rinforzi per aiutare i focolarini muratori che erano venuti per “edificare” la cittadella.
“Il mio lavoro consisteva nell’abbattere muri, mescolare il cemento, portarlo ai muratori e pulire tutto. Era un lavoro semplice, duro, ma mi piaceva. Aspettavamo che Chiara venisse a vedere e questo ci stimolava grandemente”, racconta Jesús. “Nonostante le tante ore dedicate al lavoro c’erano, però, anche i momenti per andare in profondità nel rapporto con Dio e con gli altri: la cosa più bella di quei mesi (da metà agosto 1981 a dicembre dello stesso anno) è stata la comunione tra di noi”.
Luca de Meo ha fatto la scuola nel 1991. Secondo lui, sperimentare il senso di famiglia nella vita di focolare è stato il punto culmine in quel periodo. “La sera eravamo fra di noi, organizzavamo grandi feste di compleanno... Questo mi ha fatto sperimentare la vita di focolare: preparare delle torte per tutti i compleanni, preparare delle scenette... Piccole cose. Però posso dire di aver sperimentato la famiglia”.
Dopo aver frequentato la scuola (1993-1994), Denise Roth, svizzera, ha vissuto da focolarina sempre alla Mariapoli Foco. Ha ricoperto diversi incarichi nella cittadella, tra cui quello di co-responsabile. Attualmente si occupa degli aspetti logistici dell’ospitalità della cittadella. Fondamentale per lei è stato il rapporto con Palmira Frizzera, una delle prime focolarine alla quale Chiara Lubich ha affidato la nascente Mariapoli Foco ed è stata formatrice delle focolarine, a Montet, per quasi 30 anni. “Da lei mi sono sentita accolta, accompagnata, generata”, continua Denise, “non solo nelle sue lezioni in aula, ma soprattutto nella quotidiana convivenza, in cui mi trasmetteva radicalità e gioia evangelica, umiltà, autenticità, coerenza, un pensiero cristallino, umorismo, piena fiducia nei più piccoli e una grande umanità ed apertura che sapevano abbracciare ogni tipo di persona”.
L'anno seguente, alla scuola di Montet, c’era Nelli D’Heer, belga, infermiera. È ritornata alla cittadella nel luglio 2020 per aiutare nelle cure di Palmira, poiché la sua salute diventava sempre più debole e Nelli aveva esperienze con le cure palliative. Della sua scuola di formazione ricorda la fedeltà a Dio – “con tanta semplicità e limpidezza” – a cui richiamava Palmira: “Se Dio ti ha chiamato, l’importante è rimanere ad essere fedele e guardare solo Lui”.
Anche la portoghese Riam Gonçalves è stata in questa scuola nel 1996. “A Montet ho fatto delle esperienze che hanno segnato profondamente la mia vita di focolare negli anni”, ricorda paragonando l’esperienza di quel periodo al “trovare la terra promessa”. Tre elementi la toccano in modo particolare. Il primo è il rapporto con Chiara Lubich (fondatrice del Movimento dei Focolari), dalla quale si è sentita personalmente accompagnata tramite lettere e i Collegamenti (conferenze mondiali in cui viene condivisa la vita dei Focolari nel mondo e un pensiero spirituale di Chiara Lubich). Il secondo: il rapporto personale con Palmira, e, conclude, “il rapporto di amore reciproco genuino con le focolarine e la responsabile del mio focolare, che sono stati illuminanti per tutta la vita”.
Renzo Megli, italiano, ha frequentato la scuola 2013-2014. È ritornato nel settembre 2022 per collaborare nella formazione e l’accompagnamento delle Scuole Gen della Mariapoli Foco. Della sua esperienza di 10 anni fa, l’immagine principale che gli è rimasta “è quella di essere potuto entrare nella vita dei miei compagni di scuola e di averli lasciati entrare nella mia, come poche volte nella vita succede. Abbiamo assistito alla trasformazione delle nostre vite realizzata dalla apertura all’altro, al diverso, dai nostri tentativi di ricominciare sempre nonostante le tensioni che normalmente avvengono in un contesto di convivenza, dai tentativi di amare l’altro come noi stessi, e dalla grazia della presenza di Gesù tra noi”.
Ed ora anche chi fa parte dell’ultima scuola a Montet testimonia i frutti di questa esperienza. Martín Ramos: “La scuola è stata un'opportunità unica per lasciarmi lavorare da Dio in modi e aspetti che uno non può prevedere”. E Naara Lopes, dal Brasile: “In questo periodo non ho avuto paura di voler conoscermi, di voler sapere chi sono io. Perché so che nel mio rapporto con Dio, Lui lavora in me e mi aiuta a scoprire questo: che facciamo questo lavoro insieme”.
La scuola di formazione dei focolarini e delle focolarine alla Mariapoli Foco ha compiuto la sua missione. Centinaia di vite, di storie, sono state in qualche modo e in qualche misura trasformate in questo piccolo comune della Svizzera. Al di là di ogni limitazione, possiamo dire che c’è stato – e c’è ancora – un lavoro di Dio in atto. Tocca a ciascuno cogliere, come ha detto Martín Ramos, “la luce nei momenti di buio”.
Occorre non perdere la speranza, anche se i dati numerici sembrino portare cattive notizie. “Sento che stiamo cercando di fare quello che Dio chiede” afferma Naara Lopes. Ed avere la certezza, come Riam Gonçalves e Luca de Meo, che “Dio continua a chiamare”. Occorre, però, creare sempre di più le condizioni perché i giovani possano sentire la voce di Dio che parla al cuore. A Montet o in qualsiasi parte del mondo.
Lucas Oliveira
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