Chidi Andrew - Nigeria

Se qualcuno mi avesse detto che un giorno mi sarei trovato in una scuola di formazione per essere un focolarino, avrei sorriso e detto: “bel tentativo”. Non avevo idea di che cosa fosse un focolarino. Finché, lavorando a Porto Novo, capitale della Repubblica del Benin, ho avuto una collega focolarina che mi ha aperto a questa nuova realtà.

Prima dell’università, ho avuto una formazione gesuita ed era chiaro per me che sarei diventato un prete gesuita. Era già tutto pronto per la mia partenza da Porto Novo quando sono stato invitato da un focolarino ad una piccola scuola di formazione per giovani che avevano desideravano essere focolarini. Sono andato non con l’intenzione di diventare focolarino ma per il piacere di viaggiare e incontrare alcuni che conoscevo e delle persone nuove.

Tutto lo scenario per me è cambiato. Al termine ho chiesto a quel focolarino: “quante scuole devo fare per essere focolarino?”.

Cambiare dal voler fare il prete gesuita al voler essere focolarino, no è stato facile. Logicamente avevo le mie paure e le mie ansie nel percorrere un sentiero sconosciuto con le sue incertezze. Inoltre, per una mente allenata a vedere le cose per quello che sono le realtà più ovvie, è stata dura.

C’è un detto, “Look before you leap” (“guarda prima di saltare”), che sembra essere il miglior consiglio.  Ma curiosamente, finora, dalle mie esperienze, ho capito che il “vedere” dalla prospettiva di Dio, inizia veramente dopo il salto. Le mie prime esperienze in focolare sono state giornate felici di sicurezza ed entusiasmo.

Queste, però, si sono esaurite nel tempo e sono state sostituite dai timori per l’immensità di ciò a cui Dio mi chiama. Nel rendermi conto che la forza per rispondere a questa chiamata era ben oltre la mia portata. Avevo imparato psicologicamente che quando l’obiettivo diventa troppo lontano e sembra irraggiungibile, ci si sente frustrati e la possibilità di arrendersi è alta. Questo mi ha riempito di alcuni dubbi e mi ha sconvolto.

L’amore e la cura che ho sentito in ogni fase di questo mio cammino, da parte di chi mi stava accanto hanno dissolto le paure, grazie anche all’ascolto delle loro arricchenti esperienze di vita, che non rimangono solo nella testa, ma penetrano nel cuore come una spada a doppio taglio. Gli aspetti che mi sembravano negativi si sono gradualmente trasformati in umiltà, gratitudine verso chi ha condiviso questi momenti con me e la fiducia in Colui che mi ha invitato a far parte del Suo progetto, mi fornirà ogni grazia necessaria. I dettagli non sono ancora chiari e non c’è alcuna garanzia che l’atterraggio sarà sicuro, ma nel profondo c’è una ragione che sfugge al ragionamento che Dio sarà lì ad ogni passo mentre il viaggio va avanti.

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